venerdì 8 gennaio 2010

Infinity e voglio vivere per sempre ....opere di Yayoi Kusama


Yayoi Kusama....ritorno in oriente.


Come ogni viaggio o diario di viaggio che si rispetti è opportuno che i miei visitatori tornino ad apprezare l'arte di una protagonista della scena mondiale, orientale, in mostra a Milano fino a l 14 febbraio 2010: Yayoi Kusama.
I pois colorati sono la sua ossessione artistica e il suo segno distintivo. Pare che Yayoi Kusama abbia iniziato a tracciarli ad appena dieci anni: pallini, grandi e piccoli, ma sempre rigorosamente pallini. Oggi che ha raggiunto gli ottanta (è nata vicino a Nagano nel 1929) è considerata una degli artisti giapponesi più influenti nel panorama contemporaneo, ha collezionato una serie di premi prestigiosi e perfino un documentario "Yayoi Kusama, I adore myself" che è un tributo a 360 grandi. Lei, habituée delle parrucche pop - caschetti colorati, soprattutto - e del look estroverso – che, ovviamente, non prescinde dagli amati pois - si reputa più che altro una "scultrice d'avanguardia, pittrice e scrittrice", come recita il suo aggiornatissimo sito internet http://www.yayoi-kusama.jp/.
L'omaggio all'artista giapponese arriva da Milano: (dal 28 novembre al 14 febbraio 2010 ) le sue opere sono state e sono protagoniste di una grande retrospettiva al Pac.
La mostra, "Yayoi Kusama. I want to live forever", curata dal direttore del National Museum of Art di Osaka Akira Tatehata, è una finestra aperta sulla sua produzione, estremamente variegata. L'esposizione, innanzitutto, prende il nome da uno straordinario dipinto in acrilico su cinque pannelli che l'artista ha prodotto nel 2008 e che si intitola "Voglio vivere per sempre". I dipinti Infinity – tele in cui i pois sono bolle o palle di fuoco uniformemente distribuite in un universo monocromatico dai toni psichedelici – attraversano trasversalmente la carriera dell'artista nipponica: dagli anni Cinquanta, quando Kusama si trasferì a New York, ad oggi. Opere come "Dots obsession(tosia)" - pois neri su sfondo giallo, sembrano anti pianeti immobili nell'universo - e "Universe Fireballs" infatti sono state realizzate negli ultimi due anni.
Pezzo forte dell'esposizione l'installazione-scultura "Narcissus Garden" che, presentata alla Biennale di Venezia nel 1966, è arrivata nel capoluogo lombardo per la prima volta. Un ambiente interattivo formato da millecinquecento sfere metalliche (creato con l'aiuto di Lucio Fontana) che simboleggia sia l'estro creativo di Kusama sia la sua volontà di sconvolgere i canoni tradizionali dell'arte e del sistema che intorno ad essa ruota. "Narcissus Garden" fu presentato sul prato del Padiglione Italiano da una minuta Yayoi in kimono. Che, in segno di provocazione, si mise a vendere le sfere a 1200 lire l'una in un'epoca nella quale il legame tra arte e valore veniva passato sotto silenzio e apertamente snobbato.
Tante le sculture eccentriche – "Flowers that bloom at midnight", fiori in plastica, fibra di vetro e metallo che, con le loro tinte shock e i pois, ammiccano allo stile manga in formato gigante (sono alti 1,5 e 5 mt) – e le installazioni visionarie, parte integrante della creatività della Kusama. Che sembra voler indagare (o esorcizzare) attraverso forme diverse le dimensioni inesplorabili della realtà: il vuoto, lo spazio, i misteri dell'universo fisico e metafisico. Aprire la porta bianca di "Aftermath of obliteration of Eternity" significa, ad esempio, immergersi in un universo buio, costellato da piccole luci appese a fili dal soffitto. L'atmosfera ricreata è davvero magica: sembra di essere nel cuore di una galassia.