venerdì 27 novembre 2009

Yasumasa Morimura




Cindy Sherman




Identità, foto e arte

Per rimanere in tema di fotografia mi piacerebbe parlarvi e suggerirvi delle interessanti possibilità di ricerca, muovendo da un tema fondamentale e spesso trattato dagli artisti contempranei: il corpo e le sue metamorfosi.
Il critico d’arte Renato Barilli sostiene che sia possibile distinguere fra artisti che operano mettendo in gioco la propria identità o, al contrario, annullando ogni riferimento personale, per calarsi in panni altrui, assumendo identità prese in prestito dall’iconografia del museo o del mito. Secondo lo studioso, la performance nuda degli anni Sessanta è stata affiancata, a metà degli anni Settanta, da una versione vestita, ricca, nella quale il performer si è posto in assenza, con un atto sostitutivo che spesso ha assunto il valore di una citazione. Si è manifestato, dunque, il desiderio di rivisitare il passato, come è avvenuto nel settore della figurazione.
Negli anni Novanta, invece, come ben ha evidenziato Teresa Macrì (studiosa e critica d'arte) è accaduto qualcosa di ulteriore: la performance si è affermata come dislocamento di corporeità, tessendo una dimensione inorganica, una materializzazione della carne che è divenuta manipolazione, alterazione, trasformazione del sé. Il corpo performatico degli anni Novanta ha offerto uno sconfinamento estetico che è divenuto connessione satellitaria. Questo corpo, come Macrì ribadisce, programmato, clonato, replicato, manipolato “è divenuto seriosi cibernetica”.
Tra gli artisti che potremmo citare, dei quali vi offrirò immagini nel mio Blog: Cindy Sherman e Yasumasa Morimura.

Per una bibliografia essenziale sull'argomento consiglio:
  1. R. Barilli, Informale, Oggetto Comportamento, Feltrinelli, Milano, 1988, vol. II;
  2. T. Macrì, Il corpo postorganico, Costa & Nolan, Genova, 1996;

giovedì 19 novembre 2009

mercoledì 18 novembre 2009

Helmut Newton







un passo indietro...la fotografia come arte

Non è esagerato affermare, a mio avviso, che l'arte degli ultimi quaranta-cinquant'anni possa aver trovato nella fotografia, prima che nel video, una sorta di felice sintesi teorica dei propri andamenti. Del resto le crescenti e ormai consolidate fortune di questo mezzo non possono certo essere considerate un fenomeno casuale o estemporaneo, bensì trovano ragioni e motivi proprio nella particolare sintonia che la fotografia ha saputo palesare nei confronti delle poetiche emerse a partire dagli anni sessanta. Credo perciò, non volendo cadere in facili schematismi ed in accordo col critico Marra, che si possano proporre, per le due linee fondamentali all'interno delle quali ha continuato e continua a muoversi la fotografia degli ultimi anni, le etichette di "grande astrazione" e "grande realismo", già fatte emergere nel dibattito artistico a inizi Novecento da Kandinsky. Di seguito vi proporrò una serie di esempi che ben evidenziano tali tendenze.

lunedì 9 novembre 2009

domenica 8 novembre 2009

Precisazioni importanti in relazione alla video-arte in Italia

A più di trent'anni dalla sua comparsa sulla scena artistica internazionale la videoarte è oggi considerata una sorta di genere artistico particolare, dotato di una storia consolidata quanto conosciuta, e di una accettata e quasi ovvia attualità. L'iniziale carica dirompente si è ormai attestata su posizioni oscillanti tra uno specifico impiego di ricerca legato ai percorsi di una strategia critica e sperimentale, e l'estemporaneo e più casuale ricorso ad una generica possibilità di allargamento espressivo. Ma, malgrado la sua diffusione, consetudine e anche ripetitività, la videoarte e ancora alla ricerca, in particolare in Italia di una stabile e precisa definizione.
La peculiare pluralità lessicale, che le è propria (videoinstallazioni, videoperformance, videoscultura ecc..), corrisponde all'attenzione vivace ma smagliata della critica e alla curiosità e al disorientamento del pubblico, alla scarsa propensione delle istituzioni e in generale degli apparati del sistema culturale a farsi carico pienamente di questo orientamento dell'arte e delle sue opere irregolari, a volte ingombranti (fisicamente e mentalmente), rispetto ad una casistica consolidata quanto eterogenea di rapporti e fruizioni. Ma è la stessa natura del nuovo linguaggio visivo e audiovisivo - le sue caratteristiche formali stilistiche e tecniche - a rendere transitorie tutte le sue denominazioni.
Per questo nel mio blog desidero che siano i visitatori a cogliere, attraverso i vari link o le diverse immagini e video, ciò che altrimenti sarei io ad imporre. Estrema libertà ed apertura non solo nella definizione da preferire ma anche è soprattutto nell'idea generale da condividere, per una lettura nuova e totalizzante dell'Arte Contemporanea.
Bibliografia essenziale:
AAVV, Il Novecento di Nam June Paik, Edizioni Carte Segrete, Roma, 1992, mostra a cura di Antonina Zaru e Marco Maria Gazzano, Palazzo delle Esposizioni, Roma;
AAVV (a cura di P. Sega Serra Zanetti, M.G. Tolomeo), La coscienza luccicante. Dalla videoarte all'arte interattiva, Gangemi, Roma: 1998, Catalogo della Mostra tenuta a Roma nel 1998;
AAVV, Artronica. Videosculture e istallazioni multimedia, a cura di Anna D'Elia, Mazzotta, Milano, 1987;
Alessandro Amaducci, Banda anomala. Un profilo della videoarte monocanale in Italia, Lindau, Torino, (2000);
Alfonso Amendola, L'immaginazione audiovisiva. Post-cinema, video-art e multimedia performativi, Plectica, Salerno, 2008;
R. Barilli, A. Borgogelli, P. Granata, S. Grandi, F. Naldi, Videoart Yearbook - L'annuario della videoarte italiana 2006-2007-2008, Fausto Lupetti Editore, Bologna, 2009;
Daniel Birnbaum, Cronologia, tempo e identità nei film e video degli artisti contemporanei, Postmedia Books, Milano, 2007;
Silvia Bordini, Arte elettronica, in Art e Dossier n. 156, Giunti, Firenze, Maggio 2000;
Caterina Davinio, Tecno-Poesia e realtà virtuali, Sometti - Centro Baratta, Collana Archivio della poesia del 900, Mantova, 2002;
Vittorio Fagone, L'immagine video. Arti visuali e nuovi media elettronici, Feltrinelli, Milano, 1990;
Link Project (2000) Netmage - Piccola Enciclopedia dell'Immaginario Tecnologico, Oscar Mondadori, Milano, 2000;
Angela Madesani, Le icone fluttuanti. Storia del cinema d’artista e della videoarte in Italia, Bruno Mondadori, Milano, 2002;
Valentina Valentini, Le pratiche del video, Bulzoni, Roma, 2003;
Sandra Lischi, "Il respiro del tempo. Cinema e video di Robert Cahen", con DvD allegato, Edizioni ETS, 2009.

sabato 7 novembre 2009

notizie di base sulla biografia di Bill Viola

Bill Viola nasce il 25 gennaio del 1951 a New York .
Nel 1973 Viola si laurea in Studi Sperimentali all’Università di Siracusa.
Durante gli anni ’70 vive per 18 mesi a Firenze, in Italia, dove diventa Direttore Tecnico per la produzione di uno dei primi "video art studios" di tutta Europa. Successivamente si interessa e studia con molta passione le performances artistiche tradizionali delle Isole di Salomone, Java, Bali e Giappone.
Nel 1977 viene invitato ad esporre i suoi videotapes artistici alla Trobe Univerisity (Melbourne, Australia) dalla allora Direttrice Artistica Kira Perov. Quello con la Perov si rivela un incontro produttivo; da quel momento, infatti, i due iniziano una stretta collaborazione artistica, che porterà la Perov a seguire Viola a New York e a sposarlo nel 1980.
Bill Viola e Kira Perov iniziano così una fruttuosa e ricca collaborazione artistica e personale.
Subito dopo il matrimonio si trasferiscono in Giappone per un anno e mezzo lavorando per il Japan/U.S. Fellowship, un istituto di scambio culturale; quì hanno la possibilità di studiare il Buddhismo con Zen Daien matrice Tanaka e di partecipare ai laboratori di ricerca della Sony Corporation’s Atsugi.
Inoltre nel 1984 Viola produce al giardino zoologico di San Diego (California) un cortometraggio per un progetto sulla coscienza animale.
Nel 1995 alla 46°biennale di Venezia, Bill Viola, come rappresentante degli Stati Uniti, porta un insieme di 5 nuove installazioni intitolate "Buried Secret".
Nel 1997 Viola porta al Whitney Museum delle Arti Americane "A 25 year Survey" un’ opera per cui aveva lavorato per più di due anni per sei musei sia negli Stati Uniti che in Europa.
Nel 1998 viene invitato come alunno in residence dal Getty Research Instutute a Los Angeles e più tardi, sempre nello stesso anno, crea una serie di tre video per il gruppo rock Nine Inch Nails e per il loro tour mondiale.
Nel 1994 il suo videofilm "Deserts" viene creato per accompagnare la composizione musicale, che porta lo stesso nome, di Edgar Varese; nell’agosto 1999 si celebra la prima americana all’Hollywood Bowl con l’orchestra filarmonica di Los Angeles condotta da Esa Pekka Salonen.
Nel 2002 Viola conclude il suo progetto più ambizioso: "Going Forth By Day" la quinta parte del progetto digitale "fresco", un ciclo di video ad Alta Definizione. Tale opera venne esibita al ARoS Aarhus Kunstmuseum in Danimarca nel 2005.
Seguendo il percorso artistico di Bill Viola tra le sue rappresentazioni più recenti possiamo citare: la sua esibizione di 4 mesi al J. Paul Getty Museum a Los Angeles nel 2003, The Passions esposte alla National Gallery di Londra e più tardi alla Fondación "La Caixa" a Madrid nel 2005.
Nel 2004 Viola ha iniziato una collaborazione con il direttore Peter Sellars e la conduttrice Esa Pekka Salonen per creare una nuova produzione dell’opera di Wagner Tristano e Isotta (che fu rappresentata per la prima volta in forma progettuale alla Filarmonica di Los Angeles nel dicembre del 2004).
L’opera in forma completa è stata rappresenta alla Bastille, l’opera nazionale di Parigi nell’aprile 2005, e sarà presentata ancora alla Disney Concert Hall di Los Angeles nel marzo del 2007 e a New York ad Aprile del 2007.
Viola ha ricevuto molti premi e riconoscimenti a livello internazionale, i più importanti sono: nel 1989 John T. and Catherine D. MacArthur Foundation Fellowship, nel 1993 Medienkunstpreis, presentato dal Zentrum für Kunst und Medientechnologie, Karlsruhe, and Siemens Kulturprogramm, in Germania. Egli ha ricevuto la laurea ad Honorem da: Università di Siracusa (1995), The School of the Art Institute of Chicago (1997), California Institute of the Arts (2000), and Royal College of Art, London (2004).
Bill Viola e Kira Perov vivono e lavorano a Long Beach in California.
Webgrafia essenziale: