L'opera di Sherrie Levine è un esempio di cosa significhi lavorare nel mondo artistico postmoderno, in un momento in cui le conquiste che hanno fatto epoca nell'arte moderna, come i pannelli monocromatici in pittura ed il ready-made in scultura, sono ormai un ricordo.
Sherrie Levine riteneva e ritiene che tra gli artisti contemporanei e quelli del passato esista una sorta di rapporto edipico represso e che l'unico linguaggio artistico accessibile ad una donna possa essere creato dagli uomini e basato su desideri e aspirazioni maschili. L'artista ha cercato, così, di esprimere tale condizione angosciosa in molte delle sue opere.
La sua vita professionale comincia con il progetto Shoe Sale, nel 1977, lavoro nel quale Sherrie Levine mette in vendita, nel magazzino al numero 3 di Mercer Street (uno spazio artistico newyorkese), 35 identiche paia di scarpe da bambino nere con i lacci, simili a una fallica versione in miniatura di scarpe da uomo.
In Shoe Sale sono già presenti le problematiche principali dell'opera dell'artista: il carattere feticistico e nello stesso tempo la condizione di merce del prodotto artistico, la questione dell'originale e dell'originalità, la natura dell'articolo unico e destinato a soddisfare le esigenze di un particolare cliente e del prodotto fatto in serie.
Anche per tale serie di ragioni all'inizio degli anni '80 Sherrie Levine è stata considerata l'esponenete più rappresentativa della cosidetta Appropriation Art, una corrente artistica che si fondava sull'appropriazione critica di immagini già esistenti nella cultura elevata e di massa.
Il dibattito sulla sua opera è stato, perciò, incentrato sulla demistificazione delle figure di culto maschili dell'era moderna e sulla scomposizione di concetti come "autore", "originale" o "originalità". Come l'artista stessa sostiene: "...sono interessata a tutto ciò che è corporeo e voluttuoso, ma anche a ciò che è imprevedibile e instabile. Mi piace la casualità proprio come mi piace la ripetizione perchè include una sequenza infinita di surrogati e incontri mancati".
Per ulteriori approfondimenti sull'artista si consiglia la lettura del volume:
Uta Grosenick (a cura di), "Le Donne e l'Arte nel XX e XXI secolo", c.e. Taschen, Colonia, 2001;
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