Se negli anni Sessanta e Settanta si è assistito, come abbiamo in parte accennato anche nel bolg, al raggrupparsi di artisti in movimenti quali la minimal art, l'arte povera, la narrative art, ecc., gli anni Novanta e il nuovo Millennio si sono invece presentati come territori scanditi da linee trasversali che, in un certo qual modo, paiono aver disegnato una sorta di rete aperta e discontinua. In Francia, in tal senso, gli artisti emersi in questi ultimi anni hanno sviluppato singoli rapporti molto forti, senza però che queste relazioni abbiano generato delle vere e proprie correnti artistiche. Per questo motivo fare un quadro dell'arte degli anni Novanta e del 2000 in Francia consiste, a mio avviso, non tanto nel delineare le proposte tecniche di un certo numero di "scuole", quanto nel tentare di descrivere almeno alcune figure di spicco di tale panorama, tra questi: Alain Bublex.
L'artista, nato a Lione nel 1961, studia presso l'École des beaux-arts de Macon, successivamente all'École supérieure de design industriel di Parigi, per approdare al Régie Renault dove riveste il ruolo di designer industriale; solo anni dopo si dedicherà totalmente all'arte contemporanea. Bublex può essere considerato come una delle figure di punta della celebre Galerie Georges-Philippe et Nathalie Vallois che inizia la sua fortunata attività proprio nei primi anni Novanta a Parigi. Egli evoca spesso nelle sue opere la "passione per la finzione" tanto da giungere ad elaborare tra i suoi progetti più ambiziosi parecchie versioni del prototipo Aérofiat: una vettura ibrida nata dal matrimonio tra una Fiat 126 degli anni Settanta e certe forme aerodinamiche degli anni Trenta, ma non sfruttate dall'industria automobilistica del tempo.
Questo ibrido appare come la descrizione di un'improbabile collegamento mancante tra forme aerodinamiche, prototipi degli anni trenta, e i veicoli di ogni giorno. L'artista gioca con il fascino provocato da simili prototipi, tanto che fotografie delle varie Aérofiats sono spesso presentati in set particolari e associati con altri prototipi industriali [questi veicoli sono funzionanti tanto che vi sono fotografie o filmati che possano testimoniarlo].
L'artista, nato a Lione nel 1961, studia presso l'École des beaux-arts de Macon, successivamente all'École supérieure de design industriel di Parigi, per approdare al Régie Renault dove riveste il ruolo di designer industriale; solo anni dopo si dedicherà totalmente all'arte contemporanea. Bublex può essere considerato come una delle figure di punta della celebre Galerie Georges-Philippe et Nathalie Vallois che inizia la sua fortunata attività proprio nei primi anni Novanta a Parigi. Egli evoca spesso nelle sue opere la "passione per la finzione" tanto da giungere ad elaborare tra i suoi progetti più ambiziosi parecchie versioni del prototipo Aérofiat: una vettura ibrida nata dal matrimonio tra una Fiat 126 degli anni Settanta e certe forme aerodinamiche degli anni Trenta, ma non sfruttate dall'industria automobilistica del tempo.
Questo ibrido appare come la descrizione di un'improbabile collegamento mancante tra forme aerodinamiche, prototipi degli anni trenta, e i veicoli di ogni giorno. L'artista gioca con il fascino provocato da simili prototipi, tanto che fotografie delle varie Aérofiats sono spesso presentati in set particolari e associati con altri prototipi industriali [questi veicoli sono funzionanti tanto che vi sono fotografie o filmati che possano testimoniarlo].
In tal senso gli interventi di Bublex paiono operare come agli albori dell'era industriale, rendendo, così, omaggio discreto al genio degli ingegneri del passato. Considerandosi un pò come depositario di un'eredità, l'artista rivisita nelle proprie opere la storia (industriale) degli uomini e delle loro invenzioni, cercando in qualche modo di ravvivare la fiamma degli inizi, di ritrovare la freschezza di spirito dei pionieri.
L'arte degli anni Novanta, e con essa quella di Bublex, sembra avvalorare la tesi di Marc Augé secondo cui la società attuale evolverebbe sotto il segno dell'eccesso, per cui l'"ipermodernità contemporanea" si caratterizzerebbe per una "sovrabbondanza di eventi", i quali conferirebbero al presente l'aspetto di un imbroglio senza uscita.
Come aprire una via al senso in questo labirinto sembra averlo in parte suggerito Bublex. L'ibrido resta l'unica strada da percorrere, come l'incertezza e la contaminazione.Link importanti per saperne di più...:
Alain Bublex sur le site de Galerie Georges-Philippe et Nathalie Vallois
Article sur Alain Bublex dans La Paddythèque
Alain Bublex, « Tentative et Projets », 1998 Ministère de la Culture
Alain Bublex sur le site de "La force de l'art 02"
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