sabato 19 dicembre 2009

Arte Europea 3: Stefan Kern

La storicizzazione del passato recente, come evidente, sembra essere stata favorita anche dal cambio di Millennio. Per la Germania, però, occorre tener conto del fatto che, con la cosidetta "riunificazione" del 1989, paia essere intervenuta un'ulteriore cesura facente da parentesi temporale per la valutazione dell'arte degli ultimi anni. Nel corso della ristrutturazione politico-sociale che ha fatto seguito a questo evento, infatti, si sono verificati sostanziali mutamenti culturali nella vita della Repubblica: il principio di federalismo è stato progressivamente messo in discussione a favore di un accentramento sulla nuova capitale, Berlino. Il boom economico della città ha favorito anche il mercato dell'arte ed è servito insieme ai bassi canoni d'affitto e al generale clima di rilancio, da ulteriore stimolo per giovani galleristi ed artisti, tra questi: Daniel Pflumm, Tobias Rehberger, ecc.
Chiaramente seppure Berlino ha mostrato di essere l'ombelico del mondo dell'arte contemporanea in Germania, credo sia opportuno informare i miei visittatori del ruolo di altre interessanti città tedesche, negli ultimi anni, tra queste: Francoforte e la sua Scuola. In particolar modo penso possa rivelarsi fruttuoso ripercorrere brevemente le tappe di uno dei protagonisti dell'arte tedesca del momento: Stefan Kern.
L'artista, che oggi vive ad Amburgo, ha fatto parte negli anni Novanta di un gruppo di artisti di Francoforte le cui opere si basavano e si basano sulla differenza tra design e arte. Kern, infatti, nelle sue sculture, nei suoi oggetti e nelle sue installazioni, esamina i prametri del modo attuale di esporre le opere d'arte ed esplora il significato del classico White Cube.
L'artista produce oggetti dalle superfici perfette il cui canone formale si ricollega al minimalismo ma che, con la loro dichiarata funzionalità di normali oggetti d'uso (come panche o pedane), mettono in discussione l'aura dell'intangibilità dell'opera. Evidentemente, come le opere appartenenti al minimalismo hanno come caratteristica l'utilizzo di un lessico formale essenziale, composte come sono da pochi elementi, i cui materiali in alcuni casi derivano da produzioni industriali, o delle matrici formali della geometria, con rigore esecutivo, cromatismo limitato, assenza di decorazione, assenza di riferimento allegorico, oggetti geometricamente definiti, formati dalla ripetizione e variazione di elementi primari, ma fondamentalmente fatti per essere vissuti e "trasformati" dal fruitore.
In generale le sue realizzazioni, in effetti, possono essere visualizzate con distacco estetico - puramente come gli oggetti nello spazio che, come la casa albero,
funzionano da installazione di riempimento, invitando i fruitori ad essere utilizzate, non solo vivendole, ma anche privandole della loro aura. Nonostante le loro superfici di vernice bianca, che suggeriscono essenzilità ed eleganza, i pezzi sono progettati quasi come elementi di un parco giochi dove il visitatore possa sentirsi libero di farne l'uso che preferisce. Rispetto all'oggetto minimalista le opere di Kern invitano alla compentetrazione divertita tra opera e spettaore. In tal senso importante ricordare che Kern nel 2000 ha tenuto un'importante mostra personale presso il celebre Portikus di Francoforte, dove ha presentato un'installazione progettata specificatamente per quello spazio: un pavimento in lamine d'acciaio laccate bianco e nero e disposte a pettine. Su tale superficie i visitatori potevano camminare solo dopo essersi tolti le scarpe. L'opera di Kern, chiaramente ispirata alla tradizione dell'arte concettuale, ha trovato qui la sua espressione spaziale più compiuta.


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