mercoledì 16 dicembre 2009

Arte in Europa 2: Steve McQueen

Nell'ultimo decennio del XX secolo si è assistito a un decisivo cambiamento nella scena artistica britannica. Non soltanto perchè si sono affacciate nuove generazioni, o perchè l'arte si è fatta notevolmente più vigorosa, variegata e più soggetta a un marketing aggressivo. Nel corso degli anni Novanta l'arte ha attratto l'interesse dei media a un livello senza precedenti, tanto da verificarsi un chiaro mutamento nell'atteggiamento del pubblico britannico versi i suoi eventi.
Quando si parla di arte britannica è pur vero che si parla soprattutto di Londra; città particamente in equilibrio tra America ed Europa. Proprio a Londra, negli ultimi anni, il cinema ed il video sono stati al centro di un forte interesse, tanto da favorire l'ascesa di uno dei maggiori video-artisti del momento: Steve McQueen.
L'artista nasce a Londra nel 1969 frequenta il Chelsea School of Art, il Goldsmith College e successivamente, negli anni Novanta, la Tisch Scholl of the Art della New York University.
McQueen parte da una critica radicale dei canoni tradizionali della regia cinematografica, modificando, ad esempio, radicalmente il posizionamento della videocamera, in modo tale da costringere lo spetttore a "vedere" le azioni da un punto di vista inusuale. In Bear, opera del 1993, due lottatori vengono ripresi in una sorta di danza rituale ispirata ad una mischia di rugby nella quale l'artista privilegia un ipotetico "punto di vista della palla".
Sulla scia delle precedenti esperienze di dannis Oppenheim, Vito Acconci e Peter Campus, inoltre, Steve McQueen propone nelle proprie installazioni, come evidente in Catch (1997), la riduzione in chiave minimalistica dell'azione filmica per aumentare l'impatto diretto dell'immagine sullo spettatore. Caratteristica della sua produzione è anche la volontà di mostrare l'incontro-scontro di elementi formali ed emotivi, uomo/donna, inibito/disinibito, sopra/sotto che accentuano l'effetto globale di straniamento dello spettatore. L'artista ha esposto in varie Biennali d'Arte, anche recentemente(2007-2009), con opere video degne di nota. Tra le sue recenti creazioni merita però di essere presentata ai miei visitatori "Hunger".
McQueen per questa creazione é stato candidato al Gucci Group Award 2008.
Il film di grande impatto anche dal punto di vista emotivo, è dedicato alle ultime sei settimane di vita di Bobby Sands, il noto membro dell’IRA morto in carcere a causa dello sciopero della fame.
La storia di Bobby Sands portata sullo schermo da Steve McQueen, autore anche della sceneggiatura con Enda Walsh, si divide in tre capitoli: violenta e ricca di azione, con rumori assordanti, la prima parte, che documenta cosa significava vivere, come prigioniero ma anche come guardia carceraria, nel blocco H. Un dialogo, magnificamente scritto e interpretato, tra Bobby Sands (Michael Fassbender) e padre Dominc Moran (Liam Cunningham) è il cuore del film, in cui le motivazioni, la disperazione, la determinazione di Bobby Sands emergono poco a poco da un serrato confronto dialettico. E infine il digiuno, la discesa negli inferi della sofferenza da denutrizione, fatta di silenzi lunghissimi che lasciano parlare le immagini fino alla morte.
Film duro, intenso ed epico per il video artista inglese Steve McQueen, le cui opere sono state esposte nei musei di tutto il mondo, che si cimenta con un argomento difficile, in cui gli aspetti storici - la guerra in Irlanda - e la tragedia personale di Bobby Sands si mescolano trascinando lo spettatore in un vortice di violenza e sofferenza.
Mc Queen usa la macchina da presa, alternando linguaggi diversi con immagini sempre drammatiche che descrivono senza mai esprimere alcun giudizio politico.
In tempi in cui le missioni suicide sembrano essere il pane quotidiano dei telegiornali, ripercorrere la vicenda di Bobby Sands acquista un valore simbolico proprio per il lungo protrarsi della sua protesta, che lo ha portato a essere conosciuto in tutto il mondo come una figura emblematica, icona di coraggio ed eroismo. Il corpo diventa per Bobby Sands l’estremo strumento di protesta, un "luogo di conflitto politico".
Vincitore a Cannes della Caméra d’Or nella sezione Un certain Regard, Hunger è uscito nelle sale in Francia il 26 novembre 2008.


Bibliografia essenziale dal 1997:

R. Garnett, The british Art Show4, Art Monthly 192 (dicembre 1995-gennaio 1996);

J. Winkelmann, Steve McQueen, Art/Text 58 (agosto-ottobre 1997);

D. Frankel, Openings, Artforum 36, n.3 (novembre1997);

P. Sega Zanetti, L'arte e la videoarte di Mona Hatoum e Steve McQueen, "Terzocchio", n.86, (gennaio 1998);

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