martedì 8 dicembre 2009

Levigatezza ed essenza...Katharina Fritsch

Il titolo del mio blog "arte contemporanea e nuove tecnologie", come ribadito in principio, si prefigge tra gli obiettivi quello di sensibilizzare i visitatori nei confronti delle ultime produzioni in ambito artistico. A tal proposito mi sono permessa di suggerire e proporre i profili di alcune figure di spicco della cultura artistica contemporanea (Mariko Mori, Bill Viola, ecc..), legati in modo viscerale alle nuove tecnologie (video, computer graphic ecc..), fino a giungere alla conoscenza di un'insolita scultrice come Katharina Fritsch, che ha fatto della "perfezione" tecnica un suo punto di forza.
L'artista realizza, ed ha realizzato, forme, figure e oggetti in cui la "perfezione" pare essere l'elemento primario. Il carattere irritante (talvolta) di queste sculture potrebbe essere definito l'opposto della fotografia.
Infatti, mentre in fotografia il particolare sembra catturare l'attenzione ed è ciò che costituisce la peculiarità dell'opera, il fondamento della sua credibilità, nelle realizzazioni di Katharina Fritsch tende a tramutarsi in un vuoto destabilizzante. Per questa ragione l'impressione più immediata e ricorrente sembra essere di "perfezione".
Utile alla comprensione del suo fare artistico l'analisi dell'opera Rattenkonig (Il re dei ratti) (1993-94).
Tale scultura domina decisamente lo spazio, ed è il prodotto di un' esperienza dell'artista tanto repellente quanto affascinante. Infatti parrebbe che Katharina Fritsch si sia trovata di fronte a una tana di ratti mentre usciva, in pieno inverno nel 1993, dalla porta sul retro di un Istituto d'Arte di New York. Da questo incontro/scontro sarebbe nata l'idea di relizzare un cerchio di ratti in scultura, geometricamente legati, quasi a creare una corona. Tale immagine evoca o può evocare dalle resse demoniache ad associazioni con storie e leggende narranti grovigli circolari di code annodate; mentre i materiali dei quali sono composti, come le loro dimensioni (2,80 m.), installazioni simili a simulazioni di computer design.
Da simili indicazioni si può dedurre che Katharina Fritsch desideri presentare al fruitore, attraverso l'uso di una scala dimensionale suggestiva e colore appropriato, oggetti e temi in un isolamento estremo, che li privi di ogni aspetto e cartteristica casuale, verso la rivelazione della loro intima "essenza".
Bibliografia essenziale:
Katharina Fritsch, San Francisco: San Francisco Museum of Modern Art, 1996;
Katharina Fritsch, Wolfsburg: Stadische Galerie Wolfsburg, 1999;
Katharina Fritsch, New York: Matthew Marks Gallery, 2000;
Blazwick, Iwona, Katharina Fritsch. London: Tate, 2002

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